progetto indipendente di cultura femminista

intervista di Rossana Calbi a Davide Ricchiuti

All’inizio dell’estatel’algoritmo di Instagram mi consiglia ProVocazione, grafica lineare, possibilità di scarico gratuita, con un’indicazione chiara: rivista femminista fondata da un uomo, Davide Ricchiuti.
La scarico subito e contatto il suo fondatore mentre leggevo le sue risposte agli attacchi al concetto stesso di un uomo femminista.
Davide è uno scrittore e un divulgatore, fa dei riferimenti chiari alle sue scelte, i suoi numi tutelari sono figure molto importanti per me, che sono una donna. Davide sa lavorare con le parole e qui le moltiplica per spiegare un progetto nuovo, indipendente e femminista.

Parto subito con una provocazione: questa rivista cavalca l’onda dell’attenzione al fare femminile?

Se cavalcare l’onda significa ricevere maggiore attenzione per il progetto culturale che sta dietro alla rivista ProVocazione, allora spero persino di poter fare surf su quest’onda. La rivista nasce dall’esigenza che sento come uomo di manifestare apertamente a favore delle donne, dopo l’immane quantità di femminicidi a cui si continua ad assistere ancora oggi in Italia. Per farlo, ho deciso di mettere in piedi una redazione tutta al femminile e di creare uno spazio, online e su carta, in cui pubblicare solo contributi di autrici. In redazione con me ci sono Stefania Massari, founder dell’agenzia di ufficio stampa editoriale SMC, che da anni si occupa di scrittrici su blog e testate giornalistiche e Raquel in Dreams, illustratrice e graphic designer portoghese.
Il motore propulsore di questo progetto sono i continui maltrattamenti, le umiliazioni, le mortificazioni fisiche e intellettuali che le donne subiscono da migliaia di anni. Relegate a ruoli lavorativi ritenuti inferiori rispetto a quelli ricoperti dalle figure maschili, pagate meno di un uomo nel caso in cui raggiungano la stessa posizione nella scala gerarchica, costrette in passato ad assumere pseudonimi maschili per pubblicare libri, le donne hanno da sempre avuto meno opportunità di vivere una vita libera, dignitosa, vera. Se, per il fatto di essere un uomo e di voler evidenziare situazioni sgradevoli come queste, mi si accusasse di voler cavalcare l’onda del fare femminile, che lo si faccia pure. Qualcuno, sui social, mi ha anche scritto che un uomo femminista è quanto di più ridicolo possa esistere. Eppure io la penso come Chimamanda Ngozi Adichie, tra le contemporanee, e come Harriet Taylor Mill e suo marito J. S. Mill, tra gli scrittori dell’Ottocento: bisogna porre l’accento sul fatto che tutti dovremmo essere femministi portando avanti insieme, uomini e donne, la causa dell’emancipazione femminile. E così, invece di scrivere un saggio teorico su questo tema, ho preferito agire, realizzare, creare qualcosa di concreto per far sentire la voce di un uomo che non ne può più dell’ottusità di certi discorsi discriminatori riferiti al genere che si sentono in giro ancora oggi nel 2021. Se poi, all’inizio del ‘900, Rebecca West viene definita femminista tutte le volte che esprime sentimenti che la distinguono da uno zerbino (parole sue) e, se ancora oggi, più di cento anni dopo, si pubblicano libri come Femminismo interrotto di Lola Olufemi, edito in Italia da Giulio Perrone Editore, allora vuol dire che la società occidentale contemporanea non ha ancora finito di combattere contro la disparità di condizioni e trattamento tra uomo e donna. E, per quanto la situazione in Italia sia imbarazzante da questo punto di vista, credo che il problema sia più ampio e appartenga a una certa parte della società occidentale. Ad esempio, in Sudamerica, più precisamente in Colombia, ci sono donne come la cantante La Muchacha Isabel che sentono l’esigenza di scrivere canzoni come No me toques mal, dove i versi declamano e reclamano la naturale libertà della donna di disporre del proprio corpo senza che questo venga sempre visto come oggetto pronto da usare o da svestire da parte di un uomo. Non posso però dimenticare che ci sono stati Paesi occidentali da subito all’avanguardia nel riconoscimento dei diritti delle donne, come la Finlandia, che dal 1906 concede loro il diritto di voto (mentre l’Italia lo riconoscerà solo nel Secondo Dopoguerra) e che dal 2019 ha una Premier donna, la più giovane del mondo all’epoca dell’elezione, figlia di una coppia omogenitoriale. Se lo immagina in Italia un Primo Ministro figlio di una coppia omogenitoriale? Io sì, anche per questo ho creato ProVocazione.
Il cambiamento di prospettiva dovrebbe partire dall’educazione delle bambine e dei bambini in famiglia e a scuola, dai giochi, dai libri, dai film, dai documentari, da un mutamento nella visione dei ruoli sociali che assegniamo a uomini e donne fin da piccoli. Questa trasformazione dovrebbe muoversi poi nei diversi canali di esperienze lavorative e culturali che facciamo nella nostra vita, fino ad arrivare a rispecchiarsi anche nel linguaggio che usiamo ogni giorno. Sono convinto che creare nuovi linguaggi possa contribuire a creare nuove forme di società perché, come scriveva Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche, la molteplicità dei segni, delle parole, delle proposizioni “non è qualcosa di fisso, di dato una volta per tutte; ma nuovi tipi di linguaggio, nuovi giochi linguistici […] sorgono e altri invecchiano e vengono dimenticati”. Ed è vero, sempre seguendo Wittgenstein, che ogni parola assume un diverso significato in base al contesto d’uso, ma ora che, grazie all’onda di dibattito sul fare femminile, stiamo comprendendo il contesto d’uso delle parole in cui ci muoviamo nel 2021 – ancora fallocentrico e patriarcale – direi che è ora di cambiare il nostro linguaggio per tentare di modificare gli aspetti più retrogradi della nostra società.

Per la letteratura contemporanea, ma quella indie, come si dice nell’ambito musicale, quali sono le tematiche in cui si sta muovendo e quali sono le estetiche che sta costruendo? Insomma: contenuto e forma che dovremmo scoprire?
Mi piace il concetto di indie applicato alla letteratura. Noi di ProVocazione, anche se non abbiamo la fama dei Coma Cose, di Frah Quintale o dei Tersø, cercheremo di trasformare lentamente gli impulsi dei neuroni di chi è intollerante verso le donne o di chi le tollera solo quando gli fa comodo. L’idea è creare nuove connessioni sinaptiche nei cervelli di chi leggerà la nostra rivista, diffondere cultura, suggerire agli uomini che è necessario restituire alla donna ciò che le è stato tolto per secoli: la libertà e la considerazione. Perché come dice Aixa de la Cruz, nel libro Transito, “sul gradino più basso della piramide sociale, da che mondo è mondo, ci sono le donne”.
Per raggiungere la maggior parte dei miei obiettivi di solito non mi ispiro a un’eroina o a un eroe, ma a una componente naturale: l’acqua. L’acqua di un fiume esercita una forza persistente sui sassi che incontra sul percorso e, anche se impiega anni, alla fine vince: leviga le pietre più appuntite. Ecco, immagino ProVocazione come un fiume e i contributi delle autrici come l’acqua di questo fiume che scorre, con parole nuove, verso i lettori di ProVocazione. Chi sono questi lettori? Potrebbero essere spugne d’acqua dolce, le porifere, che dall’acqua assorbono cibo e ossigeno, oppure sassi appuntiti. Ebbene, sono proprio quei sassi il nostro bersaglio più temerario, tenteremo di levigarli con pazienza e perseveranza. Per fortuna il cervello è un sistema dinamico, plastico, e più rapidamente modificabile rispetto a una roccia, per questo ho fiducia che, se ci facciamo sentire anche noi uomini, i cambiamenti sociali relativi al problema di genere si propagheranno più rapidamente nei vari settori della società.
Con ProVocazione voglio affrontare temi come aborto, identità di genere, violenza domestica, violenza verbale, violenza sessuale, stalking, mobbing, body shaming, diritti riproduttivi. I tipi di abusi e di violenze sulle donne sono tanti e noi vogliamo occuparcene, sia attraverso la rubrica in cui Stefania Massari consiglia specifici libri di autrici, sia attraverso i racconti delle autrici che ospiteremo di volta in volta. L’asina zingara di Manuela Montanaro, il racconto che abbiamo pubblicato sul primo numero, mostra in ottomila caratteri i nostri obiettivi: la storia di Cosimino era perfetta per ProVocazione perché tutto ciò che ribolle nelle viscere di Cosimino ribolle nelle viscere delle persone sensibili, delle persone intelligenti, delle persone curiose, delle persone tolleranti, delle persone che cercano di rapportarsi al diverso sapendo che la diversità non è solo ciò che è altro da noi, fuori da noi, ma anche ciò che fa intimamente parte di noi. Così, leggendo questa storia, ci si potrà accorgere che Cosimino non è solo Cosimino.
Dal punto di vista estetico, l’idea concordata con Raquel in Dreams è quella di mantenere una linea minimal basata su un singolo colore per ogni numero, mentre le illustrazioni di copertina saranno l’interpretazione grafica del racconto o del reportage o della poesia che la rivista conterrà. Una differenza rispetto ad altre riviste è che ProVocazione è una rivista monografica, cioè ospita solo un contributo e solo di un’autrice in ogni numero. Ero stufo di sentire la cantilena secondo cui i racconti, di per sé, non hanno la stessa dignità dei romanzi e non avevo nessuna voglia di compromessi: pubblicare poche cose dette bene, questo era ed è il mio proposito. Non una raccolta di racconti, ma un racconto unico. Una sfida, certo, ma i riscontri che alcuni lettori hanno già cominciato a darci, mi fa capire che siamo sulla direzione giusta.
Apprezzo molto le riviste letterarie indipendenti italiane, tanto da avergli dedicato un podcast (Sommersi | Il podcast che dà voce alle riviste letterarie) che si può ascoltare su Spotify e da aver pubblicato, ad oggi, quasi una quindicina di miei racconti su riviste, ma proprio io che scrivo racconti volevo provare, a me stesso per primo, che anche un racconto – uno solo – può avere la potenza di propagarsi nelle fibre più nascoste dei lettori, può possedere un suo statuto ontologico, una sua autorevolezza capace d’innescare stati d’animo complessi e provocare reazioni. Proprio nell’episodio Summer Edition di Sommersi in cui intervisto Modestina Cedola di Italians Book It Better e Michele Crescenzo di Ti ho rivista, due esploratori seriali di riviste letterarie, Michele diceva che secondo lui le riviste letterarie dovrebbero essere gratuite perché gli sembrava ingiusto che il costo del lavoro di chi realizza le riviste ricada sull’utente finale, trattandosi di cultura: ecco, io sono d’accordo con lui e per questo motivo ho deciso di rendere la rivista gratuita, sempre accessibile per chiunque. Ciò significa che per ora sostengo i costi di realizzazione, ma non significa che non sia aperto al sostegno di questo lavoro da parte di qualcuno – persone, enti, editori, aziende – che credano in questa ProVocazione.

Possiamo avere qualche anticipazione sul prossimo numero?
Eccone tre.
Primo: la prossima ProVocazione sarà potente, probabilmente più dark rispetto alla prima. La scrittrice che sta preparando un racconto per noi ha da poco pubblicato il suo libro d’esordio, una raccolta di racconti che intercetta parti oscure della nostra psiche e ce le restituisce su carta causandoci forme d’inquietudine che si scatenano soprattutto dal non detto. Avete capito di chi si tratta?
Secondo: uscirà ad ottobre e varrà fino a dicembre. La rivista nasce come trimestrale nel 2021, ma il mio obiettivo è renderla bimestrale nel 2022 e chissà che a un certo punto possa persino diventare un mensile.
Terzo: siamo nati da poco, ma fino ad oggi il sito ha avuto centinaia di accessi e le copie cartacee della rivista sono state accolte benissimo sia dai librai indipendenti che dai lettori. Ne approfitto per ringraziare in particolare Libreria Vicolo Stretto di Catania, Naima Libreria di Montemiletto (Avellino) e La Confraternita dell’Uva di Bologna, tutte librerie che hanno deciso di sostenere il nostro progetto culturale esponendo alcune copie sui loro scaffali, ma altre librerie sono in arrivo.
Ok, avevo detto tre anticipazioni, ma mi permetto di darne mezza in più: chissà che prima o poi non ci si veda di persona in qualche libreria a una presentazione di ProVocazione.


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